Zlatan and Portnoy


Simon Kuper
Philip Roth and Zlatan Ibrahimović
A striker’s bestselling autobiography and the legendary novel by a great American writer both tell tales of immigrant life – and the parallels are remarkable

Financial Times Magazine, 1 March 2013

Dalla mimetica al fischietto

Ricordi di guerra al corso per arbitri del primo campionato bosniaco-multietnico

di Paolo Casarin

Il designatore Blaz, croato di Orasje, arriva zoppicando e ridendo. Mi parla della sua ultima partita da arbitro. Nel 1993 la guerra era in un momento di relativa calma e per contro ogni giorno saliva la tensione tra i soldati. Le liti scoppiavano per i motivi più banali. Il comandante pensava ad un torneo di calcio tra commilitoni per stemperare il clima. La competizione era molto tesa. Per la partita finale Blaz venne scelto come arbitro. Finì due a uno con invasione di campo, fuga dei guardalinee e assalto deciso all'arbitro asserragliato nello spogliatoio. Blaz, con i suoi 90 chili di peso, teneva disperatamente chiusa la porta. Gli invasori non riuscivano a raggiungerlo. Esplose una bomba: saltò la porta dello spogliatoio, saltò il senso del torneo, saltò anche il piede destro di Blaz. Per l’arbitro, mesi di ospedale. Ma oggi, Blaz vuole che io cominci subito il corso per arbitri della Bosnia Erzegovina. Sabato 5 agosto 2000 inizia il primo campionato multietnico. Mancheranno soltanto i serbi di Banja Luka.

Il giorno in cui tutto ebbe inizio
13 maggio 1990, Stadion Maksimir, Zagreb
Il capitano della Dinamo Zagreb, Zvonimir Boban, sferra un calcio
a un agente di polizia che sta picchiando un sostenitore della sua squadra
Qui al corso ci sono rappresentanti di Macedonia, Montenegro, Croazia e naturalmente della Bosnia Erzegovina. Gli sloveni sono assenti giustificati. C’è tutta la ex Jugoslavia con la sola eccezione dell’attuale Jugoslavia. Parlo delle regole calcistiche che, in questi anni, sono cambiate: serve essere molto più severi, bisogna sacrificarsi di più! Il loro sguardo perplesso, ma benevolo, incrocia il mio pensiero. Il comandante Mirsad della Krajina è alla mia destra, attento. Il 5 maggio del '92 era guardalinee della gara Finlandia-Bulgaria. Tornato nella sua Travnik, pensava: “Che bella vita, chissà dove andrò la prossima volta”. Non riuscì a concludere il suo pensiero che dovette passare dalla divisa da arbitro alla tuta mimetica. Comandante Lav (Leone) di una brigata di compagni di quartiere di tutte le etnie possibili. Amici dall'asilo  Durante l’operazione Vlasic, montagna più alta della Bosnia Centrale, nel gennaio del '94, con una temperatura di 25 gradi sotto zero, si scoprì che era possibile camminare su di un campo minato. La condizione che permetteva questo miracolo era proprio il gelo che creava uno zoccolo di neve così resistente da neutralizzare la mina. Tuttavia qualche volta il piede dei soldati sprofondava in aree costituite da neve meno gelata. Tutto si arrestava. Il pensiero. Il tempo. Il peso. La salvezza era nelle mani della madre neve. Questi campi, ancora oggi, sono pieni di mine. Sono segnati con nastri bianchi e rossi che i bambini non sempre capiscono. Anche il fuorigioco è talvolta difficile da capire. Va interpretato: attivo o passivo? Molti dei presenti erano arbitri di serie A del campionato jugoslavo anteguerra. Allora il fuorigioco era sempre attivo: bloccata l’azione, finiti i problemi. Il dopoguerra è difficile anche a causa del nuovo fuorigioco!

Il coordinatore del seminario e delle sedute gastronomiche è Salem Prolic, detto anche il re di Jablanica, dalla mole inarrestabile. Questo paese sulle rive del fiume Neretva è noto perché vi cucinano in più trattorie contemporaneamente cento agnelli, in ogni momento della giornata. Qui imperversa libero il nostro Salem che chiede sempre porzioni di agnello da almeno mezzo chilo "perché c’è tanto osso". Il suo formidabile stomaco lo aiutò molto quando, giunto all'aeroporto di Sarajevo durante una schifosa giornata di guerra, dovette scappare dall'aereo e scendere strisciando un pendìo gelato per evitare le pallottole dei nemici. La sua pancia in quella discesa si rivelò decisiva. Sarà la decima volta che vengo a Sarajevo: la prima volta fu subito dopo la fine della guerra e mi ricordo del loro presidente Turkovic che mi raccontava le sue storie ridendo e mostrando denti bianchissimi. Non poteva stare in prima linea nelle notti di luna piena: sarebbe stato un facile bersaglio. Senza luna dovevano anche essere celebrati i funerali nei cimiteri sotto tiro. E in fretta, in silenzio, senza l’abituale musica balcanica, al buio. Oggi Sarajevo è piena di cimiteri con le croci bianche e le croci nere.

Sono cordiali tra loro gli arbitri presenti. Alcuni, stroncati dal test di Cooper, in equilibrio precario sulle sedie in fondo alla sala. Hanno cercato di barare sulla misura del loro sofferto test atletico, come avviene sempre in tutto il mondo. Vogliono fare i professionisti dell’arbitraggio. Spiego che le tappe intermedie sono numerose. Il più rispettato qui è un giovane dall'abito grigio scuro. All'età di 25 anni, con il soprannome di Rondine, ha comandato una brigata di 250 uomini con l’obiettivo di realizzare missioni ad alto rischio. Nel 1993, dopo che il nemico aveva conquistato postazioni d’importanza strategica decisiva, entrò in azione con il suo gruppo. Il compagno più determinato di Rondine si rivelò il capitano del Zeleznicar, Muharemovic. Gli occhi neri da gitano estroso di Rondine brillano quando ricordano i fatti del 27 marzo '93 sulla collina di Zuc. Tra una pioggia di granate e assalti di fanteria nemica la brigata di Rondine riuscì a tenere la posizione con una strategia sorprendente: tutti gli uomini si nascosero sotto terra fingendo di essere stati colpiti dal nemico. Credettero che Rondine e compagni fossero morti non solo i nemici, ma anche il comando del suo esercito che quando vide arrivare questi uomini trasalì di sorpresa.

Non è facile designare o promuovere gli arbitri anche da queste parti: la pressione dei club è forte, i dirigenti arbitrali non sempre all'altezza  Il problema reale è impedire che le numerose armi ancora in circolazione entrino negli stadi. Pare che, appena finita la guerra, in un incontro particolarmente sentito, fosse presente all'interno dello stadio un numero di armi da fuoco non inferiore a quello degli spettatori. Ad un tratto vi fu un rigore che, se trasformato, avrebbe scatenato le ire della frangia più violenta dei tifosi: ragionevolmente, il penalty fu calciato abbondantemente a lato. Paiono estremamente equilibrati anche i designatori che, tra tante pressioni dall'alto  provano anche a tenere in giusta considerazione la base che esige che, almeno una volta alla stagione, ogni arbitro debba essere utilizzato nella regione di Ljbuski, nota per le migliori anguille arrostite. Il corso arbitri finisce con grande allegria. Tra pochi giorni iniziano le partite. Quelle partite che hanno fatto scrivere a un ragazzo su un muro di Mostar, dopo il crollo di molte abitazioni: Mama volim te ali ne kao Velez. Traduco: “Mamma ti voglio bene ma non quanto al Velez”.

Ritorno convinto, come osserva il regista Emir Kusturica, che passare una giornata in queste terre equivale a tre anni trascorsi a Zurigo, per come la storia matematicamente incrocia questo posto.

Atletico Minaccia Football Club


Marco Marsullo
Atletico Minaccia Football Club

"Vanni Cascione ha un'unica fede, il calcio, e un unico dio, José Mourinho". Marco Marsullo dà vita a una figura poetica e maldestra di allenatore di provincia, abituato a perdere e ostinato a vincere. E si diverte a giocare con gli stereotipi del nostro Sud liberandoli, finalmente, dalla retorica del lamento consolatorio.

2013 | Einaudi | Anteprima | Recensioni

Stai "a galla" Luciano


Eugenio Montale per Luciano Spalletti

“E senti allora,
se pure ti ripetono che puoi
fermarti a mezza via o in alto mare,
che non c'è sosta per noi,
ma strada, ancora strada,
e che il cammino è sempre da
ricominciare"

2013 | "A galla" di Eugenio Montale | Eugenio Montale
L'inusuale messaggio di sostegno del presidente del Futbol'nyj Klub Zenit Sankt-Peterburg | Alexey Borisovich Miller | Luciano Spalletti