Alberto Moravia: “er Garincha de noantri”

Boccaccio era il portiere
di Silvano Calzini

Prodotto del vivaio romano, soprannominato dai tifosi capitolini “er Garincha de noantri” per la leggera zoppia, eredità di una grave malattia che lo aveva colpito da ragazzo e che lo accomunava alla grande asso brasiliano. Oggi semidimenticato, per moltissimi anni è stato il centravanti per eccellenza del calcio italiano vincendo ripetutamente la classifica cannonieri del campionato.

Forte di testa e padrone dei fondamentali tecnici, si impose alla ribalta giovanissimo. Vederlo giocare era un piacere. Quando entrava in area di rigore accorciava il passo e aspettava che il portiere gli uscisse incontro per metterlo a sedere con una finta; a porta vuota si concedeva il lusso di un’esitazione finale, un po’ come il torero al centro dell’arena prima di matare il toro. A quel punto piazzava la palla in rete e correva verso le tribune colme di folla urlante per raccogliere l’applauso, un’autentica droga per lui, consapevole di quanto l’”indifferenza” e la “noia” siano l’essenza del gioco del calcio. Un talento purissimo, poi però in parte disperso a causa dell’eccesso di partite disputate e oscurato nel corso degli anni delle troppe chiacchiere a vanvera e di inutili tourneè in Africa.

Anche negli ultimi anni di carriera non rinunciava mai a indossare qualcosa di rosso quando scendeva in campo. Popolarissimo, amava andare al cinema nel primo pomeriggio accompagnato dalla sua “corte”, uno stuolo di tifosi personali pronti a fare sì con la testa a ogni sua banalità.

(2012)