El magnan em bycicleta

Calcio di oggi calcio di ieri
di Andrea Maietti

La figurina Panini di Carletto Parola librato nel cielo del pallone nella sua leggendaria rovesciata. Se hai giocato al calcio - anche nel campetto oratoriano di Costaverde, perla della Bassa abduana – avrai certamente invidiato i pochi pochissimi che sanno staccarsi da terra e colpire la palla em bycicleta. Questa voglia di cielo, questo spregio dell’ “aiola che ci fa tanto feroci”. Gianni el Magnan, mito calcistico del mio paese. Ne ho parlato un giorno a Osvaldo Soriano. Mi disse di essere tentato di dedicargli un racconto dei suoi. Lo farà, prima o poi, il grande Osvaldo, da una caupona del paese inesplorato di Nonsodove, dove è emigrato – stanco della ferocità della nostra “aiola” - il 29 gennaio del 1997.

Il racconto di una rovesciata in bicicletta del Magnan a beffare un portiere leggendario quanto el Gato Dìaz, sul campo di Costaverde, affondato tra nebbie e marcite a due passi da una mortizza dell’Adda. La partita più epica. Una domenica di gennaio del 1952. I favoriti cittadini di Laus rimontati fino al 3-3 dai ruvidi campagnoli trincerati nel fango e mazzolanti palloni avventurosi per le invenzioni del Magnan, un anatroccolo sconocchiato come un magatello. E quando l’arbitro sta per fischiare la fine, el Magnan – fattosi cigno d’incanto - si libra più in alto di sempre, per il colpo in bicicletta più memorabile della sua vita, quello del 4-3. El Gato di Laus scruta il pallone colpito dal magatello perdersi nella nebbia. E poi il boato dei cinquecento paesani, quando il pallone, bitorzoluto di stringa, riappare d’incanto e infila l’angolo alto, mentre lui, el Gato, resta lì, impalato al centro della porta, cume quel de la Mascherpa. Accanto al Magnan ormai vecchio ho pur giocato qualche partita, ma a librarmi in alto em bycicleta ci ho provato una volta sola. Un pomeriggio di nebbia: nessun testimone, se non l’assopito portiere detto Pola (tacchina), appena staccatosi dal tavolo della briscola e della bonarda. Mi rivedo comicamente acculato nel fango, senza averlo neppure sfiorato il pallone.

(2014)