Ennio Flaiano e l’ingiustizia dell’ala destra

Boccaccio era il portiere
di Silvano Calzini

Abruzzese di origine, Ennio Flaiano cresce nel Pescara per poi approdare giovanissimo a Roma, che diventerà la sua vera amata-odiata città e dove si è affermato come uno dei giocatori più brillanti del calcio italiano, anche se in gran parte incompreso. Per tutta la carriera si è sentito un “fuori ruolo”.

Inconfondibile per gli occhiali e i suoi baffetti neri, si muoveva in campo con una aria seria, corrucciata e vagamente malinconica perché perennemente confinato sulla fascia destra. Un’ingiustizia tecnica a cui Flaiano reagiva con la disincantata ironia del fuoriclasse: “il peggio che può capitare a un genio è quello di essere compreso”. Il fatto è che, tratti in inganno dai suoi scatti brucianti e dai suoi guizzi fulminei, i tecnici e i giornalisti dell’epoca lo hanno scambiato sempre per un’ala, mentre in realtà lui sentiva di avere il passo e la visione di gioco del regista di centrocampo.

E l’equivoco continua. Ancora oggi viene ricordato spessissimo, in genere da chi non lo ha mai visto giocare, soprattutto come un dribblomane, mentre invece era molto di più. Vengono continuamente citate le sue finte e i doppi passi, dimenticando quelle rasoiate di quaranta metri che aprivano il gioco e tagliavano a fette le difese avversarie. Per una strana congiura, nonostante i riconoscimenti, è stato un giocatore largamente sottostimato dal mondo del calcio, che d’altra parte lui ha sempre considerato un po’ cialtrone e nel quale si sentiva come stritolato.

In una delle ultime interviste rilasciate infatti affermava: “Una volta entrati in quel giro è quasi impossibile uscirne. Ma non amavo quell’ambiente, non mi riconoscevo in quel lavoro, ho sempre avuto un senso di colpa, e non perché io presumessi di dover dire grandi cose agli uomini, ma sentivo di tradire la mia natura”.
(2012)