Conan Doyle, o come dribblare il mastino del Baskerville FC

Boccaccio era il portiere
di Silvano Calzini

Scozzese, baffuto, corpulento, protagonista assoluto nella allora First Division inglese, il più vecchio campionato di calcio al mondo, e molto popolare anche all’estero nonostante a quei tempi l’Inghilterra rifiutasse ogni contatto con le altre nazionali. Dopo varie esperienze nelle serie minori approdò a Londra, prese un appartamento al 221B di Baker Street e non si mosse più.

Dietro l’aspetto pacioso nascondeva una natura eccentrica e un’intelligenza sottile. Capostipite indiscusso del cosiddetto “calcio deduttivo”, tattica che lo ha reso famoso e tuttora seguita da uno stuolo di fedelissimi seguaci sui campi di tutto il mondo. In breve, Conan Doyle si piazzava nel cerchio del centrocampo e osservava con grande attenzione ogni particolare della partita; poi quando aveva raccolto tutti gli elementi entrava in azione, partiva palla al piede e andava infallibilmente in rete, lasciando di stucco avversari e compagni. La sua forza stava nella fredda logica con cui analizzava i movimenti dei vari giocatori in campo, senza farsi distrarre dalle indicazioni degli allenatori e dalle urla dei tifosi sugli spalti.

Durante tutta la sua carriera ha sempre voluto al suo fianco il fedele Watson, un onesto faticatore del pallone senza particolari doti tecniche, ma a cui Conan Doyle non ha mai voluto rinunciare. Al termine degli incontri, indossava la sua mantellina, si metteva in testa un buffo cappellino da cacciatore a doppia visiera e se ne tornava, sempre insieme a Watson, nello studio di Baker Street, dove trascorreva il tempo libero dedicandosi ai suoi amati hobby, suonare il violino, fumare una grossa pipa ricurva e trafficare con delle strane attrezzature chimiche.
(2013)