

Prima della partita Italia-Ungheria, ci ritrovammo tutti insieme a Limone. Quella giornata non potrò dimenticarla, resterà tra i miei ricordi più cari. Quel giorno Loich era allegro per quanto Mazzola era ombroso e impaziente. E Gabetto puntò di scherma con noi giornalisti, venendo da ultimo a sederci vicino come uno dei nostri. (Avrebbe finito con lo scrivere anche lui, diceva). Alla fine del pranzo, Pozzo ricordò Ferraris IV ch'era morto da qualche ora sul campo (1). Quel Commissario coi capelli bianchissimi e col volto che gli rideva dalle fossette e dagli occhi, seppe trovare le giuste parole, senza indulgenze e senza retorica, come un bel tiro a rete. Era un morto solo, il "leone di Highbury", ma alla domenica sembrò che occupasse tutto il silenzio del campo. Più bianche le bandierine del corner per lui piegarono al vento delle memorie.
Ma per tutti i morti della sera di maggio - sono passati dieci anni - i ragazzi lasciano prati e giochi, le mani aperte e "più nulla". Anche se li hanno divisi, sono allineati tutti insieme, i trentuno caduti, in un unico campo d'erba verde, cinto da un muro come uno stadio. Torino ha le colline, il fiume, gli operai, le fabbriche e tanti calciatori, tante squadre che al sabato e alla domenica giocano alle sue porte. Proprio come vidi a Budapest, una volta. Dire "più nulla" o soltanto addio: addio, ogni domenica ...
Alfonso Gatto, Uno scrittore allo stadio, in "L'Approdo Letterario" 3 (1959), p. 90-91
(1) Attilio Ferraris IV, campione del mondo nel 1934, morì a Montecatini l'8 maggio 1947, durante una partita di beneficienza. La nazionale doveva affrontare in una sfida amichevole l'Ungheria a Torino l'11 maggio; la mattina del 9, la comitiva partì sul 'Conte Rosso' d Torino per Limone Piemonte.