Qualche mese fa. Una città come
tante, senza identità, una città una volta industriale, nell’Alto Milanese.
Elezioni comunali imminenti. Una tarda mattina di sabato. Via Milano è come al
solito animata di massaie con la busta della spesa, poi donne d’età
indefinibile che tra un po’ scompariranno nell’ingresso laterale della chiesa;
mentre cercano stancamente d’avviarsi ragazzotti e pulcelle, hanno un altro
sprint le quarantenni super truccate che sfoggiano la prima abbronzatura, e i
tacchi sul selciato sembrano proporre un ritmo sudamericano ‘gardami-guardami-guardami’.
Perché non accontentarle? Poi giovani mamme coi bambini in carrozzina e figli
più grandicelli che imparano a camminare e a correre dietro il cagnolino di
turno (sì Matteo, adesso ti porto in piazza dove ci sono i giochi!). Pensionati
frustrati e incazzuti si mescolano ad avvocati e professionisti coi pacchi di
giornali, economisti in carriera con tanto di “Sole24ore” sottobraccio, patente
di nobiltà. Uomini politici e politicanti
locali, aficionados di partito e perditempo come me. Lungo la via si affacciano
due o tre gazebo, sono le nuove tende di propaganda, con strilloni che invitano
ad avvicinarsi, ma è difficile vincere la ritrosia lombarda, neppure attira la
fettina di prosciutto e le scaglie di grana padano.
A un certo punto intorno al gazebo di centro si leva come un brusio,
un’agitazione insolita. Dal bar di fianco una cameriera slava, occhi dolci, sta
faticosamente traghettando l’aperitivo con un vassoio gigantesco. I bicchieri
se ne stanno in perfetto equilibrio, persino le bollicine del prosecco sembrano
acquattarsi per mantenere l’ordine assoluto: bisognerebbe applaudire dopo
questo numero che si ripete tre volte. “Sta per arrivare, sta per arrivare!”.
Nella melassa del solito tran tran quel richiamo e poi il chiacchiericcio che
ne segue ha il valore d’uno sciame di vespe, ma a tale puntura sonora si
riscuotono le coscienze, sia pure non ancora civili. Perché c’è l’attesa del
vip, “speriamo non della politica!” sento mormorare. Solo qualche starletta
televisiva o qualche poltronista di
grido riuscirebbe a perforare il guscio dell’apatia generale, i pensionati e
l’avvocato occhialuto si avviano al gazebo e incominciano se non altro a
inquadrare nel mirino il terzo prosecco di sinistra. L’Aristide, uno dei
pensionati più svegli, che non molla mai la bicicletta, svela finalmente
l’arcano. Lui conosce il nome di chi verrà, l’ha letto sulla “Prealpina” questa
mattina, è un segreto di Pulcinella, eppure lui lo vende alla grande,
riscuotendo ampi consensi. Ma va là, propri lü?
Sale il brusio e l’attesa.
Ormai il nome è sulla bocca di tutti, ma sarebbe stato sufficiente
leggere il volantino giallo in distribuzione per apprendere la notizia. “Verrà
offerto ai cittadini un aperitivo. In appoggio al candidato sindaco ci sarà la
presenza dell’onorevole…”. Già, onorevole, ossia chi è degno d’onore… viene da
ridere a pensare a quante brave persone si sono abbarbicate agli scranni del
Potere… Sarà presente l’onorevole Gianni Rivera – ma Panzòn, te se propri
sicur? L’è lü? -, ecco sputato il rospo, anzi il Principe Azzurro. Perché quel
nome passa dalle labbra all'orecchio al cuore. E Rivera, il Gianni potrebbe
essere diventato il Presidente di Vattelapesca, ma a noi non importa un fico
secco. Lui è altro, è un pezzo d’Italia, nel bene e nel male.
“Ma l’è ancora un bel om, porcu
can! – così si esprime la massaia settantenne –; “è ancora un bel figo” – così
la quarantenne in minigonna - ; “Forza Milan!” – è il coro asmatico dei tre
pensionati che hanno seguito i consigli dell’Aristide. In effetti l’onorevole è
ancora in tiro, e nell’abito blu carta da zucchero perfettamente tagliato
sembra più alto e non troppo imbolsito dall’inattività agonistica. Quanti anni
avrà? Seguono calcoli complessi dei pensionati che ora sono diventato un
gruppetto di scalmanati (Alura, mi mi
son sposato quando il Milan ha vinto la Coppa quindi… Ma no Ezechiele, la mè tusa, la Marcella , l’è nata
nell’anno del secondo scudetto… quindi il Gianni… avrà non più di …). Come per
le signore d’antàn nessuno osa chiedere l’età precisa al Rivera, ma l’età non
conta. L’uomo che è miracolosamente apparso davanti ai vassoi dell’aperitivo è
in effetti un uomo in forma, abbronzato,
sorriso aperto, capello ancora folto e brizzolato, très chic, vraiment,
bravò! Sono tante le mani che stringe, io mi avvicino e non so proferire parola.
Però ci tengo a toccarlo, come se dal suo corpo emanasse un’energia positiva,
che ancora non so definire. Per fortuna nessuno parla di politica, nessuno. Neppure
il candidato sindaco osa proporsi e sceglie un posto di retroguardia, la scena
non può essere sua …
Sembra una riunione di famiglia e non solo di tifosi del diavolo. È
sorprendente quest’attaccamento, come se il calcio di quegli anni avesse radici
davvero popolari, rappresentasse in qualche modo quell’Italietta onesta e in
bianconero. In breve Rivera è assediato e persino i pensionati più assatanati
hanno dimenticato il flut prescelto (ma solo per un attimo, poi la mira si
sposta sulle magre fettine di prosciutto). Qualche nostalgico filologicamente
ferrato, ricorda al Gianni questo o quell’episodio, io ero presente a quel gol
… mi ricordo il suo esordio… io c’ero… Rivera parla poco, risponde a
monosillabi, capisce che è il ricordo che conta, quel grumo di emozioni che è
meglio non sprecare con troppe parole.
Stupiscono le donne d’ogni età che come api
ronzano anzi danzano intorno al polline tanto amato d’un azzurro intrigante.
Forse un po’ il pavone, il Gianni, dice una gnocca abbronzatissima; ma che, l’è
classe naturale le risponde mamma sua. Si sprecano i confronti con Clooney e
con altri brizzolati a me ignoti. Intanto la via si è rianimata di un vortice
di simpatia. Persino le giovani mamme s’avvicinano, e compare qualche papà,
forse avvisato da radio popolare, che esce dal bar o dalla libreria circostante
per controllare se c’è davvero il Rivera. Mi intenerisce un papà che issa il
bimbetto sulla schiena come per vedere Gesù. Afferro qualche battuta del
dialogo:
Vedi Lorenzo quel signore là? Era
… è un grande calciatore.
Davvero? E di quale squadra?
Del Milan!
Un calciatore forte?
Sì.
Forte quanto?
Forte forte forte.
Come Totti?
Di più.
Come Ibrahimovic?
Di più.
Impossibile papà, allora era
bravissimo.
Sì Lorenzo, chiedilo al nonno…
Bravivissimo come Messi?
Ecco, come Messi. Almeno per me…
e… per il nonno.
Il bimbetto guarda quell’uomo
vestito d’azzurro e poi guarda suo padre.
Il padre pensa a suo padre e si
ritrova piccolo come Lorenzo. E se ne sta lì in silenzio come un baccalà. E io
ascolto e mi sembra d’essere in un film in bianco e nero.
Alb