Boccaccio era il portiere
di Silvano CalziniLa fine degli anni Cinquanta era un’epoca di oriundi per il calcio italiano e all’improvviso apparve questo stagionato fuoriclasse, una mezzala dall’incedere un po’ lento e classicheggiante, ma dalla tecnica sopraffina. Di lui si sapeva poco, per non dire niente. Aveva cominciato a tirare i primi calci al pallone negli infiniti corridoi del palazzo paterno di Palermo e nella grande casa di campagna di Santa Margherita Belice, dove si favoleggiava esistesse addirittura un vero campo regolamentare. In seguito, sempre per suo conto, il giovane Tomasi di Lampedusa, aveva fatto numerosi viaggi all’estero frequentando i maggiori tecnici europei dell’epoca. Poi, più che altro per un capriccio, il suo esordio allo stadio palermitano della Favorita e l’improvvisa fama.
Così come nella vita, anche in campo era taciturno, corrucciato e tendeva a isolarsi dai compagni. Scettico verso le tattiche degli allenatori, soprattutto quelle più innovative, quando giocava dava quasi l’idea di essere un osservatore più che un protagonista della partita. Ancora oggi, in un mondo conformista come quello del calcio, Tomasi di Lampedusa resta una splendida bizzarria in gran parte misteriosa perché, come ha detto suo figlio, “era certamente un uomo di segreti”.
(2013)