Boccaccio era il portiere
di Silvano Calzini
Fantasista boemo dotato di grande estro e improvvisazione. Il suo modo di giocare rifuggiva dagli schemi fissi e puntava tutto sulla creatività con una vena di follia. Era un “driblomane”, ma anche quel che si dice uno che “inventava calcio” e mai espressione fu più appropriata per definire un giocatore.
Formatosi calcisticamente in strada su campetti improvvisati tra baracconi da fiera, conservò uno spiccato tratto naif anche quando diventò un professionista. Nato a Brno, ma praghese di adozione, Hrabal era un difensore che non difendeva, un attaccante che non segnava, un centrocampista che non ragionava eppure è stato un grande giocatore. Entrava in campo con quella sua aria di eterno bambino e dava sfogo alla sua fantasia, sciorinando tutta una serie di funambolismi che lasciava gli spettatori, e spesso anche gli avversari, a bocca aperta. Poi, appena l’arbitro fischiava la fine, correva in una delle tante birrerie di Praga a raccontare ai suoi amici come era andata la partita; il tutto tra oniriche bevute.
Nonostante abbia attraversato un’epoca cupa e piena di orrori, tra nazismo e stalinismo, Hrabal sembrava toccato da una grazia sublime riservata a pochi altri calciatori: riportare il calcio alla sua essenza più vera, quella del gioco e del divertimento.
(2012)