Boccaccio era il portiere
di Silvano Calzini
Centromediano metodista arretrato di impostazione classica. Laureato al Politecnico di Milano e per questo soprannominato l'“ingegnere”, al tempo era uno dei tre laureati del calcio italiano insieme ad Annibale Frossi, il “dottor sottile” e Fulvio Bernardini, il “dottor pedata”.
Ruminatore di calcio dalla tecnica sopraffina, ma di una lentezza a volte esasperante. Praticamente giocava in un metro quadrato. Il fisico precocemente pingue in questo non lo aiutava. Ai suoi esordi gli sguardi severi della madre dalla tribuna hanno condizionato per sempre la sua evoluzione di giocatore e hanno fatto di Gadda un eccentrico pachiderma prestato al calcio.
Entrava in campo malmostoso, si piazzava al centro della difesa e non si muoveva più. In tutta la sua lunga carriera non ha mai superato la linea mediana del campo. Le rare volte che si avventurava fuori dalla propria area di rigore guardava circospetto i compagni di squadra chiedendo a tutti “rischierò qualcosa?”. Sulle fasce laterali poi non andava mai, terrorizzato dalle bandierine del calcio d’angolo verso le quali nutriva un’autentica fobia.
Quando però entrava in possesso del pallone sciorinava tutta una serie di preziosismi di scuola sudamericana, sfoggiando tocchi, tocchetti, finte, controfinte, doppi e tripli passi, effetti strani e ghirigori da autentico virtuoso che ubriacavano gli avversari.
Professionista esemplare, rifuggiva come la peste la compagnia femminile e durante i festeggiamenti per qualche vittoria della squadra se ne stava seduto in disparte.
Formatosi calcisticamente in Lombardia, ha concluso la carriera a Roma dalle parti di via Merulana.
(2012)